Agoaspirati Ecoguidati della Tiroide

Definizione della natura dei noduli tiroidei.

Meridia roma

Approfondimento citologico tramite agoaspirato ecoguidato di noduli tiroidei

L’esame citologico di agoaspirato ecoguidato è la pratica più diffusa per definire la natura di un nodulo tiroideo, attraverso un campionamento diretto e con successiva analisi delle cellule al microscopio (esame citologico). Questa indagine è necessaria per escludere la presenza di tumori della tiroide, spesso in fase molto precoce.

L’agoaspirato può avere funzioni diagnostiche (comprendere la natura benigna o sospetta del nodulo) o terapeutiche (nel caso di noduli con larga componente liquida, nei quali è possibile eseguire l’evacuazione del nodulo).

L’indicazione all’esecuzione dell’agoaspirato  è posta dall’endocrinologo, il quale dopo una visita medica indica i noduli da analizzare, sulla base della storia clinica del paziente, la familiarità, gli esami di laboratorio e le caratteristiche ecografiche del nodulo stesso.

Prima della procedura non è necessario il digiuno, né altra preparazione. Dato il basso traumatismo della procedura, essendo la tiroide un organo superficiale, raramente si ricorre a anestesie locali, che vengono riservate ai bambini e/o alle condizioni più complesse. L’agoaspirato è una tecnica mininvasiva, che si esegue ambulatorialmente, in cui il paziente viene posto in posizione supina, a capo iperesteso. L’operatore, puntando il nodulo sotto guida ecografica, introduce aghi di piccolo calibro  (21-25 G) nella regione anteriore del collo e procede all’aspirazione del materiale cellulare. Durante tutta la procedura l’operatore segue i movimenti dell’ago con la guida ecografica al fine di non creare danni ad altre strutture del collo. Le cellule prelevate vengono poi fissate su un vetrino ed inviate per una successiva analisi citologica presso un centro di anatomia patologica. Durante la procedura bisogna evitare di deglutire e muoversi. Si può respirare tranquillamente. Solitamente la procedura dura pochi secondi, ma il prelievo può essere ripetuto 2-3 volte su ciascun nodulo per prelevare il maggior numero di cellule con il campionamento (riducendo il rischio di dover poi ripetere l’agoaspirato per scarsità del prelievo). La stessa procedura può essere eseguita anche su linfonodi del collo con caratteristiche ecografiche di attenzione.

La procedura è mini invasiva e a basso impatto. In mani esperte, le complicanze sono rare e di poco rilievo. Nel caso di noduli maligni non ci sono rischi di disseminazione tumorale, pertanto la procedura può essere sempre eseguita. I possibili rischi sono un lieve dolore o un piccolo ematoma nella regione del prelievo, al pari di quello che si ha quando viene eseguito un prelievo di sangue venoso (sul braccio). Nella maggior parte delle condizioni il dolore, se presente, si risolve nel giro di pochi minuti, al massimo in poche ore. Nei casi più importanti è possibile assumere antidolorifici, su consiglio medico. Gli ematomi, se presenti, sono spesso di piccole dimensioni e si riassorbono spontaneamente in pochi giorni. In caso di assunzione di anticoagulanti (convenzionali o di nuova generazione) è necessario sospenderli sotto consiglio medico, nei giorni precedenti la procedura, al fine di evitare sanguinamenti maggiori. Nel caso di assunzione di antiaggreganti (cardioaspirina, ticlopidina o clopidogrel) è necessario informare il medico per valutare se è necessaria una sospensione transitoria.

Talvolta l’esame citologico non è diagnostico. Questo può essere legato alla presenza di sangue durante la procedura (legata alla rottura di piccoli capillari), alla scarsità del materiale prelevato, o alle caratteristiche proprie del nodulo (presenza ampia quota liquida). Sulla base delle caratteristiche ecografiche e del risultato citologico l’endocrinologo deciderà se è necessario ripetere l’agoaspirato. Il risultato dell’esame citologico potrà dare un quadro di benignità, malignità o un quadro intermedio di “sospetto” (nodulo follicolare). Il risultato dell’esame citologico è fornito secondo la classificazione della Società Italiana di Anatomia Patologica e Citopatologia Diagnostica (SIAPEC), che prevede 5 classi di rischio (da TIR 1 a TIR 5). Sulla base del grado di rischio del nodulo all’esame citologico, del quadro di laboratorio delle caratteristiche ecografiche del nodulo e sulla storia clinica del paziente, l’endocrinologo decide se proporre la soluzione chirurgica, l’osservazione clinica senza terapie, un trattamento medico con tiroxina, o la ripetizione dell’agoaspirato a distanza.

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